domingo, 19 de julio de 2009

ELUANA ENGLARO (ITALIA-FEBRERO-2009)



Tras 17 años en estado vegetativo, Eluana Englaro ha muerto
Beppino Englaro, conocía la noticia por parte del anestesista: "Sí, nos ha dejado. Pero no quiero decir nada, sólo quiero estar solo"
CADENASER.COM 09-02-2009
Todo ha terminado, 6.332 días de espera y de lucha por parte de la familia Englaro para dar a su hija una muerte digna. La joven de 38 años y que se encontraba en estado vegetativo desde hace 17, ha muerto a las 20,10 horas de esta tarde. En ese momento, en el Senado se debatía un proyecto de ley para prohibir la suspensión de la nutrición que mantenía a la joven con vida. Durante el debate parlamentario, el presidente de la Cámara, Renato Schifani, ha sido informado de la muerte de la joven y tras conocer la noticia, todos los senadores se han puesto en pie y han guardado un minuto de silencio.


Beppino Englaro, el padre de la joven, conocía la noticia de parte del anestesista Amato De Monte: "Sí, nos ha dejado -ha sido el primer comentario del padre-. Pero no quiero decir nada, sólo quiero estar solo", informa "Il Corriere della Sera"
Eluana ha fallecido en la casa de reposo "Quiete" de Udine, mientras en el Senado se debatía un proyecto de ley para prohibir la suspensión de la nutrición e hidratación que mantenía a la joven a con vida. En el momento del debate, el presidente de la Cámara, Renato Schifani, fue informado de la muerte de Eluana y tras conocer la noticia, todos los senadores se pusieron en pie y guardaron un minuto de silencio.
Después Schifani ha expresado su solidaridad y cercanía con el padre ha afirmado que "este es un momento de reflexión en el que todos, comenzando por los políticos, deben reflexionar sobre el derecho de la vida y la muerte".
El vicepresidente del grupo conservador en el Senado, Caetano Quagriello, tomó el micrófono y denunció que "Eluana no ha muerto, sino que ha sido asesinada" a lo que Ana Finnochiaro, del Partido Demócrata, le respondió que "continuaban haciendo el enésimo acto de carroña política sobre la muerte de Eluana".
La Cámara de Diputados también mantuvo un minuto de silencio por la muerte de Eluana que hoy cumplía el tercer día sin alimentos ni hidratación en la clínica de Quiete. Desde el Vaticano, el ministro de Sanidad, cardenal Javier Lozano Barragán pidió que "el Señor la acoja en su seno y perdone a quien se le ha llevado de este mundo".
Englaro pasaba esta tarde por los micrófonos del programa "La Ventana" de la Cadena SER. Beppino nos contaba que estos días estaba viviendo unos días doblemente dolorosos. Por una parte se enfrentaba a la muerte de su hija, por otra al Gobierno italiano. "Llevamos 17 años luchando para una cosa que nosotros ya desde el accidente teníamos claro" ha afirmado el padre de Eluana con respecto a la ley que está llevando a cabo el Gobierno Italiano para evitar la muerte de la joven.
El señor Englaro explicaba que el día del accidente "hace 6.332 días" ya tenían muy claro que a Eluana no le hubiese gustado que la dejasen vivir en esa situación. Sin embargo, lamentaba Beppino "no contamos con todos aquéllos defensores de la vida. Otros decidieron por nosotros y decidieron que Eluana tenía que vivir sin límites".
El aplomo y la seguridad de Beppino Englaro llamaban la atención, se mostraba muy seguro de lo que querría su hija pese a que hacía algo más de 17 años que no podía comunicarse con ella. Sin embargo, es compresible su seguridad ya que según nos contaba "en casa habíamos hablado muchas veces de cómo tendríamos que actuar en el caso de que nos encontrasemos en esa situación".
El tema surgió el día que Eluana volvió del hospital de ver a un amigo que se encontraba en coma, "cuando llegó a casa estuvimos hablando y todos coincidimos en que preferiríamos morir a que nos mantuviesen con vida" nos contaba Beppino y sentenciaba: "Si Eluana hablara podría decir no a la alimentación".
En cuanto al revuelo y los debates que ha generado el caso de la joven en Italia, Beppino Englaro ha subrayado: "Mi hija es simplemente pureza y libertad. No condena a vivir. Hemos respetado a todo el mundo y queremos que todo el mundo nos respete a nosotros. Respetamos a todos por lo que son. No pedimos nada, pedimos simplemente dejar morir. Nunca habríamos pensando que encontrariamos todos estos problemas" lamentaba Beppino.
OAS_AD('Bottom');

http://www.cadenaser.com/sociedad/articulo/anos-estado-vegetativo-eluana-englaro/csrcsrpor/20090209csrcsrsoc_5/Tes


Invitiamo alla lettura della Rassegna Stampa del 13 febbraio 2009 sul sito www.medicinaepersona.org

LA NOSTRA VITA DOPO ELUANA

Ricordiamo che è possibile contribuire alla nostra Rassegna Stampa inviando,
suggerimenti, articoli e recensioni a: wlmailhtml:%7B9575007A-A324-47B1-9E58-B3EAE6042641%7Dmid://00001210/!x-usc:mailto:rassegnastampa@medicinaepersona.org

a cura di
Clementina Isimbaldi - Giampiero Gasparrini
Redazione Rassegna StampaAssociazione Nazionale Medicina e Persona
Via Melchiorre Gioia 171 - 20125 Milano
tel.: 0267382754 - fax: 0267100597
e-mail: wlmailhtml:%7B9575007A-A324-47B1-9E58-B3EAE6042641%7Dmid://00001210/!x-usc:mailto:segreteria@medicinaepersona.org

<<< href="wlmailhtml:%7B9575007A-A324-47B1-9E58-B3EAE6042641%7Dmid://00001210/!x-usc:http://www.medicinaepersona.org/">www.medicinaepersona.org >>>

Ricordiamo a tutti gli Associati che il 31 dicembre 2008 sono scadute sia l'iscrizione all'Associazione che l'abbonamento alla Rivista JMP. E' possibile provvedere al pagamento della quota di rinnovo 2009secondo le stesse modalità dell'anno precedente ed eventualmente regolarizzare la propria posizione per l'anno 2008. Contattate la Segreteria Nazionale o il Vostro Referente di Zona per il modulo e le modalità di versamento.

Il presente messaggio viene inviato ai nominativi registrati nella mailing list della nostra Associazione. Chi non desiderasse ricevere informazioni circa le nostre iniziative può manifestarlo inviando un messaggio e-mail a questo stesso indirizzo

Chi Siamo / Sedi / Associarsi /
Contattaci /




RASSEGNA STAMPA del 13/02/2009

LA NOSTRA VITA DOPO ELUANA
E’ difficile scrivere dopo tutto quello che abbiamo letto, ma soprattutto dopo quello che è accaduto. Dopo questa morte, questa fredda esecuzione per sentenza, secondo una violenza fisica inaspettata e così rapida, quasi una lotta contro il tempo a fare presto, presto, per evitare che qualcuno (in questo caso il livello politico giustamente interessato a lei, che ormai più nessuno poteva difendere) potesse cambiare una china che, finalmente, era quella desiderata da 17 anni. Si doveva fare in fretta, in fretta per favore, per non perdere il momento opportuno. Era giunto il momento di farla finita, ora o mai più. Tutti, se siamo onesti, abbiamo percepito questa dimensione negli ultimi giorni di Eluana, anche quelli che lo negano. Ora sì: Eluana è davvero morta. Eliminata: lei non aveva più le qualità fisiche per poter stare tra noi. Eppure le suore di Lecco sono costernate (Deturpata? Era bella sette giorni fa, Avvenire, 11/02/09): una settimana fa stava bene, era bella. Era bella dell’amore che riceveva, perché è il sentirsi amati che fa vivere, rende belli. Così rapida, la sua morte, e probabilmente imprevista, inaspettata, anche a chi l’aveva ormai in potere (perché di questo si è trattato). A riprova che chi crede di poter determinare tutto in realtà non è padrone di nulla, nemmeno degli atti di morte che persegue ed esegue. C’è sempre un imprevisto. Eluana se ne è andata al di là di previsioni mediche o di protocolli e sola, lasciata sola. Questa rapidità è stata per tutti il segno più chiaro della verità nascosta nella realtà: non dolce morte, non amore o pietà per lei, “per le sue condizioni fisiche”, ma chiara esecuzione di morte. Non possiamo fermarci a questa prima evidenza, perché c’è un’altra evidenza: la vita continua. Il giorno dopo negli ospedali, nel mio ospedale, c’era un silenzio mai percepito prima, una domanda di senso percepibile fisicamente. Chi è a contatto con il dolore e la malattia, l’imperfezione fisica, avverte vitale la domanda: che senso ha tutto questo? Perché è accaduto, che ne sarà di noi? E che senso ha la malattia, il nostro lavoro ha ancora un senso, una utilità? Lo sguardo successivo è la necessità del ridestarsi di un rapporto, di una fiducia che è conquista di tutti i giorni, di noi uomini che curiamo l’altro uomo condividendone angosce e gioie. La nostra professione è utile all’uomo, alla sua vita, se è partecipe del comune destino e se è veicolo del senso della vita oltre che cura della malattia, cioè se dà speranza. Vicinanza ai nostri malati, lavoro come bene che vorremmo per loro e che non è tutto nelle nostre mani. Richiesta fino al livello istituzionale che si crei una cultura della solidarietà che condivida il bisogno invece che sopprimere chi di questo bisogno è l’espressione. Questo è il nostro lavoro; questo il nostro compito cui non vogliamo rinunciare. Grazie Eluana, perché il tuo sacrificio ci aiuta a lavorare così, più coscienti, più determinati da ciò che è il Bene: se manterremo aperta la ferita che in tutti noi ha destato la tua morte. Editoriale a cura di C. Isimbaldi La Redazione

No hay comentarios:

Publicar un comentario